La rocca è per la prima volta citata nell'anno 1047 in un diploma dell'imperatore Enrico III a favore del Capitolo di San Salvatore di Torino. Non è comunque l'attuale castello, la cui costruzione, sulle rovine del precedente, è da attribuirsi alla fine del XIII secolo in concomitanza della più imponente ristrutturazione del territorio chierese avvenuta alla fine della guerra tra il potentissimo marchese Guglielmo VII del Monferrato e la confederazione dei comuni, tra i quali Chieri e Asti, appoggiati da Amedeo V di Savoia.
Del complesso iniziale formato da un basso muro di protezione, un palazzo di abitazione e un mastio quadrato, perno per la difesa, sono tuttora visibili una parte del mastio e poco altro.
Il castello superiore fu danneggiato pesantemente nel XIV secolo dalle milizie di ventura di Facino Cane; venne poi ristrutturato e ampliato nel secolo successivo, ma ne fu modificato l'impianto difensivo precedente.
Il palazzo venne circondato da cortine rafforzate su tre angoli da torri quadrate, divenendo il centro del complesso architettonico. Solo una di queste torri è sopravvissuta alle inclemenze del tempo.
Oltre all'evoluzione dell'arte della guerra, che, grazie all'utilizzo delle bocche da fuoco, fece decadere il castello, al suo scadimento contribuì la costruzione nel XVIII secolo della villa dei Costa della Trinità.
Nelle vicinanze della villa sorgono due edifici, costruiti in stile neogotico, un tempo adibiti a scuderie e depositi della carrozze. Nonostante tale funzione, sono di gradevole aspetto, anche se degradati, e possono essere inseriti nell'ambito dell'architettura piemontese neogotica del periodo di Carlo Alberto.
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