Nel 1845 il Grande Archivio di Napoli dall’originaria e angusta sede di Castelcapuano, fu trasferito nei locali dell’antico monastero dei SS. Severino e Sossio. Con l’Unità d’Italia confluirono nel Grande Archivio di Napoli le scritture dei ministeri preunitari soppressi e di tutte le amministrazioni che ne dipendevano: 62 nuovi fondi archivistici, che arricchirono ulteriormente il patrimonio documentale. Uno dei fondi più preziosi e ricco di notizie è quello degli archivi dei notai, che vengono periodicamente versati dall’archivio del Distretto notarile di Napoli. Oggi l’Archivio custodisce i protocolli dei notai che hanno rogato fra il XV e il XIX secolo.
Di particolare interesse è, inoltre, l’Archivio Borbone acquistato nel 1951, che ha integrato la documentazione di Casa Reale andata parzialmente distrutta nel 1943 durante l’ultima guerra. Pezzi preziosi dell’Archivio: il «Codice di Santa Marta», fogli di pergamena miniati con gli stemmi dei sovrani e dei membri delle famiglie più notevoli del Regno; la raccolta di sigilli e matrici e la «Carta lapidaria», un documento dell’VIII secolo inciso su marmo, recuperato in una campagna presso Cuma.
La sede sussidiaria di Pizzofalcone, detta anche «Archivio Militare», conserva soprattutto documenti di storia militare e archivi provenienti da magistrature militari, fra le quali il Ministero di Guerra e Marina di epoca borbonica, l’Orfanotrofio militare, i Tribunali militari, le carte del Reale Officio Topografico, ma anche le liste di leva e i fogli matricolari dei Distretti militari di Napoli, Aversa e Nola, nonché le carte dell’Ufficio provinciale di leva di Napoli.
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