Il sito della Polledrara di Cecanibbio costituisce uno dei più ricchi giacimenti ad elefante antico (Palaeoloxodon antiquus) attualmente noti. Su un’area di circa 1200 mq è stata rimessa in luce una vasta porzione di deposito ancora intatto attribuibile all’alveo di un piccolo corso d’acqua inciso in un banco di tufite granulare compatta.
Sul paleoalveo sono distribuiti ca. 20.000 resti faunistici fossili, associati a strumenti in selce e osso. I resti faunistici sono riferibili essenzialmente a grandi mammiferi, con prevalenza di elefante antico (Palaeoloxodon antiquus), bue primigenio (Bos primigenius) e cervo elafo (Cervus elaphus), più rari il bufalo d’acqua europeo, il rinoceronte, la lepre. Le ossa, anche di grandi dimensioni erano state trasportate durante le fasi di piena del corso d’acqua e poi depositate sul fondo al calare della corrente. L’alternanza di tali fasi con momenti di normale scorrimento dell’acqua ha prodotto più eventi di trasporto e di deposizione dei resti ossei. Successivamente il progressivo impaludamento dell’alveo per l’accumularsi di sedimenti fluviali ha portato alla formazione di aree con acque stagnanti e ricche di fango nelle quali sono rimasti intrappolati alcuni elefanti, uno dei quali conserva chiare tracce di sfruttamento della carcassa a fini alimentari da parte dell’uomo.
La presenza umana è documentata, oltre che dai numerosi strumenti, anche dalle tracce di macellazione e fratturazione intenzionale delle ossa e dalla presenza di un molare deciduo attribuibile a Homo heidelbergensis. Il giacimento, riferibile al Pleistocene medio, è stato recentemente datato a 325-310.000 anni fa.