Il Museo propone un viaggio nel tempo che inizia intorno ai 75 milioni di anni fa con una collezione di pesci fossili risalenti alle ultime fasi del Cretaceo e una tartaruga, per anni pezzo forte del museo didattico del Gruppo Speleologico Neretino, che alla causa ha contribuito con fotografie, documenti e una corposa biblioteca e con i reperti donati da studiosi di primo piano come il fiorentino Borzatti, Arturo Palma di Cesnola dell’università di Siena ed Elettra Ingravallo, dell’ateneo salentino.
All’interno del Museo sono conservate le più antiche testimonianze rinvenute sulla costa neretina; un’area che nel corso del tempo ha subìto numerosi cambiamenti sia climatici che ambientali. Negli anni ’60 le ricerche di Palma di Cesnola e Borzatti Von Löwenstern misero in luce le più antiche tracce del genere Homo sul territorio. Le ricerche archeologiche dei due giovani ricercatori cominciarono con gli scavi nella Baia di Uluzzo, nei giacimenti di Grotta del Cavallo, Capelvenere, Torre dell’Alto, Uluzzo e Uluzzo C, per poi proseguire in tutta l’area di Porto Selvaggio con le indagini a Grotta Bernardini, Serra Cicora A, Grotta della Mano e Grotta Borzatti. I materiali rinvenuti sono qui esposti per raccontare la storia di questo importante distretto paleolitico.