All’ingresso c’è la targa che Vincenzo Bianchi ha dedicato a Jorge Luis Borges. Si entra e la pietra ne fa da padrona, si scendono dei gradini e qui c’è la chiesa. Quando si apre il portone all’interno è come fare un viaggio nel binomio tra vita e morte, luce ed ombra. Le ombre simboleggiano la necessità del culto della sacralità della vita sia in termini fisici che spirituali, i due aspetti si intrecciano e si rinviano reciprocamente. La chiesa del Rosario ha al proprio interno, insieme al museo, l’unico esempio in tutto il mondo cattolico di cimitero pensile che si scorge sotto la sagrestia con volta a vela. E’ nella sagrestia che si celebrano spesso i matrimoni civili. Si accede alla cripta scendendo da ripidi gradini. La sensazione che si ha è come di scendere in un luogo misterioso perché i gradini sono alti, stretti e, arrivati giù, i quadri, le sculture, riconducono alla brutalità di eventi di morte e dolore. Sulla parete si scorge la nicchia dove i cadaveri venivano appesi e, visto che ci sono grandi finestroni da cui penetravano il sole e l’aria, ciò consentiva ai corpi di disfarsi velocemente.
Quando si risale non si può non notare delle botole i cui venivano riposte le ossa delle persone e poi arrivati su si accede all’ingresso in cui ci sono pitture e sculture. E’ sulla destra che si può uscire verso quello che era il giardino della chiesa e da cui si ammirano i monti. Quando si voltano le spalle e si esce dal portone si può tirare un sospiro di sollievo e riflettere su quanto la vita sia meravigliosa. Lo spiazzale antistante la chiesa permette di affacciarsi sulla piazza del paese, vedere la Chiesa dell’Annunziata, il monumento ai caduti, le pietre scolpite.