Trecento ebrei salvati grazie allo spirito dell’accoglienza francescana di Assisi. Entrando nelle sale del Vescovado, dove è allestito il “Museo della Memoria, Assisi 1943-1944” si respira proprio questa sensazione.
Una sensazione che riporta indietro nel tempo, al terribile periodo della seconda guerra mondiale quando sfollati da ogni parte d’Italia e d’Europa arrivarono nella città serafica per cercare aiuto. La mostra, ideata e curata da Marina Rosati, con i testi di Annabella Donà e realizzata dall’Opera Casa Papa Giovanni, fondazione della Curia di Assisi, è costituita da documenti inediti, foto, riconoscimenti, saggi e oggetti su quel periodo storico e sui vari personaggi che si spesero in prima persona per salvare gli ebrei.
Uno spazio importante è ovviamente dedicato anche a Luigi e Trento Brizi, i tipografici assisani che stamparono i documenti falsi per gli ebrei ed insieme ad immagini e riconoscimenti è esposta anche l’antica macchina tipografica con cassettiere, taglierina e timbri. Questa unione corale di intenti e di sforzi fece di Assisi un punto di riferimento importante, dimostrando quella fraternità francescana che le è propria.
La mostra, tutta in doppia lingua (italiano-inglese) oltre agli scritti, prevede anche una parte video con le interviste ad alcuni dei protagonisti, raccolte prima della loro scomparsa, che raccontano direttamente cosa fecero per salvare gli ebrei, oltre a degli approfondimenti sul periodo storico.