Il percorso espositivo è un viaggio attraverso l’arte e l’architettura, tra forma e materia, tra città e civiltà. Dai guerrieri al rapporto con la natura, dalla bellezza all’incontro con gli Dei. Gli impianti urbanistici etruschi, da Marzabotto a Vulci, raccontano la città, l’organizzazione degli spazi dell’abitare; diventa così parte dell’esperienza espositiva la dimensione urbana e quella degli oggetti, dalla casa alla bottega, dal banchetto al mare, dal mare alla guerra, passando per la scrittura incisa su buccheri e manufatti, che grazie a un dispositivo tecnologico può essere decifrata e compresa dal visitatore.
In questa parte, le opere del Novecento si insinuano con naturalezza nell’esposizione (sono state acquisite dalla fondazione appositamente per fare questo, mescolarsi coi reperti etruschi): un vaso di Pablo Picasso evoca la scena di un banchetto etrusco, mentre la testina di donna in bronzo dorato di Alberto Giacometti si mette a confronto con antichi monili e oggetti preziosi. E poi ancora William Kentridge, Lucio Fontana, Gino De Dominicis… In un angolo la sala didattica testimonia la volontà di questa nuova istituzione nel puntare su giovanissimi e scuole.
Il Piano Nobile, in cui prosegue il percorso, mostra tutti gli elementi del palazzo settecentesco che ospita la collezione, riportati alla loro bellezza originale grazie a un intervento di restauro conservativo: qui si trovano boiserie e porte dorate, pavimenti in legno e camini in marmo, specchiere e decorazioni a parete.