Il museo si sviluppa secondo un’organizzazione cronologica e vede il proprio avvio con la storia della Longarone prima della tragedia spiegata attraverso planimetrie e fotografie delle vie, della piazza, delle case, di fabbriche e negozi, ma anche di momenti di vita familiare, sociale e politica.
Nella sezione successiva l'attenzione si sposta su analisi tecnico-geologica e di geografia economica dell’area longaronese precedenti la realizzazione della grande diga, con un plastico molto preciso relativo alla pianificazione territoriale teoricamente strutturata alla fine degli anni Cinquanta.
Simboleggiante la diga e la notte del 9 ottobre 1963, una parete grigia e a doppia curva funge da ingresso ad un tunnel buio che fa da diaframma tra l’ante e il post tragedia, alla quale è ovviamente dedicata tutta la prosecuzione della esposizione: pochi oggetti e molte immagini dei giorni successivi, tra le quali numerose fotografie e riproduzioni dei titoli dei quotidiani, vogliono rendere e mostrare gli effetti dell’immane ondata d’acqua e del vento, i celeri ed efficaci soccorsi, la solidarietà, il dolore della popolazione superstite unita alla rabbia e allo sdegno popolari, il dibattito politico e giudiziario. Infine la ricostruzione fisica, morale e sociale di un paese.
La sezione finale del circuito è un chiaro invito alla riflessione su tutte le catastrofi analoghe a quella del Vajont, causate dall’inettitudine umana e dalla superiore forza della natura. Oltre allo spazio dove poter lasciare un proprio pensiero scritto, si trova una interessante postazione dedicata ai bambini i quali possono sedersi ad un tavolo e, guardando la valle e la diga attraverso una grande finestra, donare al Museo il proprio punto di vista su quelle che sono state le loro impressioni e sensazioni esperite durante la visita.
Il percorso termina con il lungo elenco a video delle vittime del Vajont, affiancato ad una frase della giornalista Tina Merlin che due giorni dopo la tragedia invita alla riflessione e alla reazione, finalizzate a comprendere l’insegnamento che proveniva da questo tragico evento.