Il museo dei marmi, ospitato all'interno del Convento di San Domenico, nasce dalla necessità di riunire organicamente, secondo un discorso filologico e cronologico, l’intera raccolta delle opere superstiti e di garantire la conservazione e la corretta fruizione.
Una prima sezione è destinata a ospitare alcuni dei brani scultorei del Seicento, tra i quali è l’unico pezzo sicuramente identificabile come pertinente all’altare longhiano ( 1638-1641), l’Allegoria della Religione di Orfeo Boselli, un fine fastigio decorativo, costituito da un grande vaso ricolmo di frutta affiancato da due erme, di cui si ignora l’originaria collocazione ma che aveva certamente un pendant simmetrico, come rivelano alcuni frammenti, il busto raffigurante S. Tommaso d’Aquino di Cosimo Fanzago.
Il pezzo più interessante, tra quelli conservati, è il busto in marmo alabastrino di S. Domenico, recentemente e sanamente attribuito a Giuliano Finelli, allievo e collaboratore di Gian Lorenzo Bernini.