Il Tesoro dei Granduchi (precedentemente chiamato Museo degli Argenti) fa parte del complesso di palazzo Pitti a Firenze. Istituito nella seconda metà dell'Ottocento, è ospitato nell'ala laterale settentrionale del corpo di fabbrica principale del palazzo, entro il quale si estende in 14 sale al piano terra (appartamenti estivi ai quali si accede dal cortile del Buontalenti) e in 13 sale al soprastante piano mezzanino.
La sala II al pian terreno contiene le opere più antiche facenti parte delle collezioni di Lorenzo il Magnifico, come la collezione dei vasi antichi (romani, sassanidi e veneziani), spesso con delicate incrostazioni argentee aggiunte nel XV secolo. Tra i pezzi più pregiati di questa sezione un calice bizantino, una doppia coppa in ametista, e un'opera in porfido raffigurante una Venere e Amore del pesciatino Pier Maria Serbaldi detto "il Tagliacarne". La sala III ospita un rilievo ligneo sei-settecentesco, mentre la sala IV è coperta dagli affreschi di Giovanni da San Giovanni, eseguiti dal 1634 e completati da Cecco Bravo, Francesco Furini e Ottavio Vannini nel 1642.
La sala V era un'antica piccola cappella con splendide oreficerie per il culto. Le sale da VI a XII, prospicienti a piazza Pitti, erano gli appartamenti estivi del granduca e presentano ancora i preziosi affreschi di Angelo Michele Colonna e Agostino Mitelli, dipinti tra il 1634 e il 1641 nelle sale dalla VI alla VIII. Tra i pezzi più pregiati di queste sale figurano: opere in ebano e pietre dure intarsiate, come lo Stipo d'Alemania, proveniente da Augusta come dono dell'Arciduca del Tirolo, e un inginocchiatoio analogo; uno stipo e un reliquiario di santi domenicani di Giovan Battista Foggini; vasi in avorio tornito di fattura tedesca e uno di Giovanni Antonio Maggiore da Milano, che è il pezzo più antico conosciuto in questa specialità artistica (1582); un tavolo e uno stipo capolavori di ebanisteria olandese; una bussola magnetica donata dallo zar Pietro il Grande a Cosimo III; vasi e coppe in pietre dure e cristallo di rocca dalle fogge bizzarre e insolite.
Al piano terra si trova l'eccezionale raccolta di porcellane orientali, di oltre 1.000 esemplari, per lo più di provenienza medicea, recentemente arricchitasi della collezione Scalabrino: ben 127 pezzi del XVII e XVIII secolo, tutti di qualità rarissima nel panorama europeo.
Nelle due sale che ospitavano le porcellane sono state realizzate nuove vetrine e risistemati i gioielli, integrati da nuove acquisizioni mediante donazioni e comodati, prevalentemente manufatti contemporanei. È stata infine dedicata una saletta, l'ultima stanza di quelle che si affacciano sul cortile interno dell'Ammannati, alla collezione di miniature Barocchi, di oltre 120 pezzi.