Restaurata e resa fruibile al pubblico come "casa d'artista", costituisce la casa museo di Osvaldo Licini. Aperta nel 2013, in essa sono conservati oggetti, abiti, arredi appartenuti all'artista e sua moglie. Il restauro ha conservato l'atmosfera di "laboratorio d'arte sperimentale", come definiva Licini stesso in una lettera a Marchiori la sua casa, lasciando intatto il vissuto artistico del luogo.
L'edificio padronale settecentesco è strutturato su tre livelli: al primo la cantina, utilizzata da Licini per le riunioni politiche; al secondo livello vi è la zona giorno con un'ampia sala dove l'artista custodiva le sue opere. Accedendo al piano superiore sul soffitto si scorge la pittura murale realizzata da Licini agli inizi degli anni Quaranta, sui toni freddi dell'azzurro e del grigio. Al terzo piano si trova la zona notte e lo studio con i cavalletti, i colori, la scrivania ancora macchiata di colori. Da qui si aprono molte finestre sul paesaggio collinare, continua fonte d'ispirazione per l'artista. La camera di Licini è in stile costruttivista, sulla parete a cui è addossato il letto c'è un'“archipittura” strutturata su di un modulo triangolare bianco, contornato di arancio su fondo nero.