L’abbazia, la cui origine è da collegarsi all’arrivo nella zona dei monaci benedettini intorno all’VIII secolo, visse il periodo di massimo splendore sul finire del IX secolo, quando la regina longobarda Ageltrude diede nuovo impulso alla sede abbaziale fondando una chiesa sul sito di un tempio pagano dedicato alla dea Bona, da cui deriva il toponimo di Rambona. Dopo un lungo periodo di prosperità, venne saccheggiata e in parte distrutta da Francesco Sforza nel 1433 e da allora ebbe inizio il suo declino. Dal 1483 al 1821 fu sottoposta ad amministrazione commendataria e successivamente divenne proprietà privata, conservando però la funzione parrocchiale a partire dal 1819. Nel corso del tempo il complesso monastico ha subito numerosi rimaneggiamenti, tra cui gli interventi di reimpiego di elementi architettonico-decorativi di epoca romana risalenti ai secoli XI-XII. Di particolare interesse è la cripta con pianta a cinque navatelle suddivise da colonne romane sormontate da capitelli romanici.
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