Il Museo del Tesoro del Duomo si snoda su due piani per un totale di 13 sale una delle quali adibita a spazio multimediale per ospitare conferenze e approfondimenti storico-didattici.
Al piano terra la prima stanza narra la storia della Diocesi e la sua evoluzione ospitando un affresco e una Madonna lignea del 1300 provenienti dalla Pieve di Velezzo Lomellina e un cassaforziere con il quale gli Sforza trasportarono a Vigevano da Milano parte dei preziosi oggetti sacri oggi esposti al museo.
Il percorso prosegue con le stanze dedicate per la prima volta all’opera del Vescovo Juan Caramuel, del quale viene esposto “Architectura Civil” il più ampio trattato di architettura del XVII secolo stampato a Vigevano e composto di tre tomi uno dei quali riporta tavole illustrative consultabili grazie alla digitalizzazione, su tablet. Al centro della stanza il modello in legno della cattedrale nella sua versione originaria voluta dagli Sforza e precedente all’intervento del Caramuel sulla facciata e un filmato del progetto Vigevano nel Tempo che racconta la figura e il ruolo di Caramuel in città.
Al piano superiore tre le sezioni. Quattro sale ospitano il tesoro con ori e argenti donati dal duca Francesco II Sforza, tra i quali coppe, la croce astile e la preziosissima Pace e ancora pastorali e paramenti risalenti alla prima metà del XVI secolo. La collezione del Museo include anche i corali miniati (grandi libri di musica per coro) frutto della donazione di Francesco II Sforza, restaurati dalla Diocesi ed esposti in una sala dedicata. Una sala è invece riservata alle opere pittoriche di Bernardino Ferrari della scuola dei Leonardeschi, risalenti al XVI secolo.
Un secondo percorso porta a tre piccole sale destinate a un approfondimento sul Principe del Marocco Muley Xeque protagonista di una storia travagliata nella seconda metà del XVI secolo e benefattore della Chiesa vigevanese dove fu ospitato e dove morì lasciando tra l’altro cinque arazzi delle Fiandre custoditi nel Museo oltre alla reliquia della Santa Croce donatagli a Papa Paolo V. In questa sequenza di stanze è ospite anche la figura di Athanasius Kircher con il quale il Caramuel si è a lungo intrattenuto nel dibattito su una lingua universale sperimentata dai due in trattati e relazioni epistolari. Il percorso si conclude nella Sala degli Arazzi dove sono esposti quattro grandi tele in lana e seta policrome restituite al loro splendore dopo un lungo restauro. Durante i lavori è stato riportato alla luce anche uno spazio sotterraneo che sarà essere utilizzato per mostre temporanee o incontri.