Il “Museo Camillo Golgi”, istituito nell’ottobre 2012 a Palazzo Botta, nasce dalla volontà di ricostruire la storia di quello che nei cinquant’anni successivi all’Unità d’Italia fu uno dei centri di ricerca biomedica più famosi d’Europa, “il laboratorio dove si fa ogni giorno una scoperta” come lo definì Paolo Mantegazza.
In quello che fu lo studio del Direttore dell’Istituto i visitatori possono scoprire le radici e i frutti dell’opera del primo Nobel italiano per la medicina attraverso le vicende scientifiche e umane di Paolo Mantegazza, Giulio Bizzozero, Aldo Perroncito, Emilio Veratti e Piera Locatelli (prima donna a dirigere l’Istituto). La presenza di arredi e complementi d’arredo dell’epoca immerge anche visivamente nell’atmosfera del tempo.
Nella sala successiva si passano in rassegna le più importanti scoperte di Camillo Golgi: la reazione nera, gli importanti contributi negli studi sulla malaria e la scoperta dell’apparato reticolare interno (avvenuta proprio nella sede di Palazzo Botta). Oltre alle pubblicazioni scientifiche più significative sono mostrati siringhe, microtomi, microscopi, camere lucide, lastre fotografiche originali delle preparazioni istologiche e un apparato di fotomicrografia. Sopra un tipico tavolo da lavoro di fine ottocento sono disponibili microscopi risalenti all’anno 1900 con cui si possono osservare vetrini istologici del tempo.
L’ultima sala è dedicata agli allievi di Golgi: Emilio Veratti, Giovanni Marenghi, Adelchi Negri e Aldo Perroncito. Proprio Perroncito, figura molto carismatica e capace di suscitare grandi entusiasmi nei giovani ricercatori, sembrava destinato a proseguire nel solco della tradizione prestigiosa. Avviò molti giovani in un territorio di ricerca allora di frontiera, quale quello delle rigenerazioni e dei trapianti, ma la sua morte prematura interruppe bruscamente questi studi.
Nel Museo Golgi ha trovato spazio anche ciò che rimane dell’antico Museo di Storia della Farmacia. Il patrimonio rimasto non riesce a dare una immagine di quello che poteva essere il Museo in origine, ma testimonia bene l’aspetto artistico che ha da sempre influenzato gli arredi e gli strumenti del farmacista.
Si consiglia di verificare la corrispondenza degli orari di apertura contattando direttamente la struttura.