Bartolomeo Colleoni acquistò nel 1456, dal Comune di Bergamo, il castello diroccato di Malpaga con l'intenzione di farne la propria residenza e il centro del suo dominio. Ristrutturò e trasformò il castello rendendolo una inespugnabile fortezza, campo di alloggiamento per i suoi soldati e magnifica residenza: corte principesca, testimonianza di un successo socio-militare, oltre che centro politico nello scenario spesso confuso della geopolitica italiana dell'epoca, e allo tempo stesso un buon ritiro per gli anni del tramonto. Come tutti i principi rinascimentali il Colleoni voleva affermare e manifestare il prestigio raggiunto e il potere conquistato attraverso opere visibili che dessero memoria della grandezza raggiunta, attraverso un mecenatismo che ne certificasse la sensibilità alla cultura, al bello, all'arte.
Anche il Colleoni seguì quella che si potrebbe chiamare una moda rinascimentale, ampliò e abbellì il Castello di Malpaga, ne commissionò gli affreschi a maestri di scuola francese forse borgognone, ne fece un lussuoso ed elegante ritiro, adeguato al riposo di un grande guerriero, oltre che centro culturale e politico. Nacque così una Corte, una Reggia fastosa, testimone di avvenimenti storici e della presenza di grandi personaggi, nonché luogo di delizie in senso tutto rinascimentale, che i suoi eredi cercheranno di migliorare, esaltando le gesta dell'illustre avo, a maggior gloria e vanto della casa. Per le sale di Malpaga passarono, splendidamente ospitati, Borso d'Este, i figli di Francesco Sforza, Carlo il Temerario duca di Borgogna (la cui corte raggiunse apici di magnificenza che tutta l'Europa cercò d'imitare), e il Re Cristiano I di Danimarca.
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