Sorta nell’alta valle del torrente Chero, subaffluente del Po, a 460m sul livello del mare, Veleia divenne un florido municipio romano capoluogo di un vasto territorio prevalentemente montano confinante con quelli di Parma, Piacenza, Libarna e Lucca. Il suo nome deriva da quello della tribù ligure dei Veleates o Veliates.
Poco dopo la prima metà del I secolo a.C. Veleia appare già in pieno sviluppo. La sistemazione del foro e delle sue adiacenze avvenne tra la fine del I secolo a.C. e la prima metà del II secolo a.C. ad opera di magistrati e cittadini facoltosi. La basilica che chiude il lato meridionale della piazza è edificata da un duoviro , massima autorità cittadina, e un altro duoviro ordina la pavimentazione del foro. Nella basilica, oltre a dodici statue rappresentanti per la quasi totalità membri della famiglia giulio- claudia, era collocata la Tabula Alimentaria, mentre un’altra iscrizione, recante il testo di una legge, era esposta nel portico. A sud-ovest del foro troviamo i resti di un edificio termale costituito da tre vani affiancati: erano, da sud, ilcalidarium, il tepidarium e il frigidarium.
A sud del foro è collocato il quartiere residenziale meridionale. Il modello di abitazione più comune a Veleia è la domus monofamiliare di tipo italico con vani organizzati intorno all’atrio. Interessante esempio di tale modello abitativo è la casa detta “del ginghiale” dal soggetto del mosaico pavimentale che ornava il tablinum, luogo di riunione della famiglia. Risultano scarse le testimonianze funerarie finora rinvenute, che si limitano a sepolture a incinerazione indiretta, prevalentemente entro la nuda terra.
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