Porta Asìa svolge la funzione di contenitore di “cimeli” che documentano la fonte economica più redditizia a Pieve, dall'ottocento fino agli anni sessanta del novecento, ovvero la lavorazione della canapa; questa attività coinvolgeva settori legati all'agricoltura, al commercio, all'artigianato e alle prime industrie locali. E' per ciò che questo luogo è, più degli altri, il museo dei pievesi. Lì sono esposte le testimonianze vissute di tutto ciò che riguardava il trattamento di questa fibra naturale, dalle sementi al prodotto finito.
Sono gli strumenti del mestiere, quelli del contadino che la canapa la produceva, del gargiolaio che la raffinava, della filatrice che la trasformava in gomitoli di filo, della tessitrice che ne ricavava la tela. Sono oggetti rudimentali, logori perché a lungo impugnati da mani forti, abili, nodose, instancabili; guardandoli sembra di sentire ancora il calore umano e il sudore trasmesso in quegli umili manici, in quelle corde ordinate, sopra quei pettini appuntiti.
Il nuovo allestimento, inaugurato all'inizio del 2013, consente al visitatore di ripercorrere la storia della coltivazione della canapa e in particolare la realizzazione del cordame, fase di lavoro che impegnò maggiormente i pievesi.