Il terzo piano del Museo ospita l’esposizione permanente di diverse opere.
Alcuni dipinti di soggetto sacro meritano di essere particolarmente segnalati per la loro importanza storico-artistica, come la pala d’altare con San Francesco in preghiera davanti al crocifisso di Bartolomeo Passarotti (1529-1592), un tempo nella chiesa cappuccina, oppure la bella tela con la Sacra Famiglia con san Giovannino e il matrimonio mistico di santa Caterina d’Alessandria del bolognese Camillo Procaccini (1561-1629), caratterizzata dallo stile addolcito dei primi anni lombardi. Il gruppo di opere più appassionante, oltre che coinvolgente sul piano emotivo, è quello prodotto dal pennello dei pittori cappuccini e tra questi troviamo il veneto Paolo Piazza (1560 - 1621), educato nell’ambiente di Tintoretto e poi entrato nella schiera dei Cappuccini con il nome di fra Cosmo da Castelfranco; pittore di fortune europee, amato dall’imperatore Rodolfo II a Praga e poi da papa Paolo V a Roma, chiamato a Reggio nel 1609 dal vescovo Claudio Rangoni per la decorazione della cappella di famiglia posta in testa alla navata destra della cattedrale.
Ma il nucleo compatto di dipinti che caratterizza la Pinacoteca cappuccina è certamente quello eterogeneo del carpigiano Giuseppe Barnaba Solieri (1710-1796), pittore, scultore e incisore entrato nella Religione cappuccina nel 1736 con il nome di fra Stefano da Carpi, al quale gli studi di padre Raffaele Russo hanno restituito il pertinente apprezzamento critico; personalità artistica tra le più bizzarre del secolo per l’ingenuità delle espressioni, l’arguzia delle soluzioni inventive e la sensibilità ammiccante di una cordiale verve narrativa contagiata dal naturalismo di Giuseppe Maria Crespi, che predispone a una sorridente partecipazione.