L'ipogeo di Giasone e Mauro, meglio conosciuto come Grotta di San Biagio, è un cimitero benedettino, già presente in epoca romana per altre funzioni e poi trasformato in sepolcreto a partire dal IV secolo. Sono due le ipotesi principali sull'origine della grotta: poteva trattarsi di una cavità naturale che i romani hanno utilizzato come cava di tufo per la costruzione delle ville, oppure come strada di collegamento sotterranea tra la spiaggia, che all'epoca si trovava a pochi metri e la sovrastante Villa Arianna.
La grotta di San Biagio, nella sua parte esplorata, si estende per ventisette metri di lunghezza e circa tre metri di larghezza ed è suddivisa in tre parti: l'atrio, la navata con quattro nicchie su ogni lato e l'abside. Le pareti sono decorate con diversi strati di affreschi: in realtà sul lato sinistro sono presenti affreschi molto grandi lungo tutto la parete mentre su quello destro soltanto tre; la datazione delle decorazioni spazia dal IV-V secolo per le più antiche al X-XI secolo per quelle più recenti. Tra gli affreschi più importanti la Madonna in Trono, di autore ignoto, è stata dipinta tra il l'VIII e il X secolo, è di fattura bizantina e si tratta della più antica rappresentazione mariana nel territorio della diocesi sorrentino-stabiese: rappresenta una Madonna dall'aspetto rigido che porta tra le braccia Gesù nell'atto di benedire; l'arcangelo Michele, risalente al XII-XIII secolo, è raffigurato quasi a grandezza naturale, vestito da una tunica come un guerriero longobardo e regge tra le mani un globo e una lancia stilizzata; san Renato, risalente al XI secolo, raffigura il primo vescovo di Sorrento: ha testa calva, fronte alta ed è vestito con pallio vescovile e regge in mano il libro delle sacre scritture; un Cristo accompagnato dagli arcangeli Michele e Raffaele; san Giovanni e santa Brigida; i santi Pietro e Giovanni.
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