Il patrimonio archivistico, che si è arricchito nel corso degli anni, costituisce una fonte di primaria importanza per la storia del territorio provinciale. In particolare si segnalano le pergamene depositate dalle chiese parrocchiali, fra le quali la più antica è datata al 990. Accanto a queste vi sono le carte residue delle antiche magistrature (Regia udienza, corti baronali), gli archivi di Tribunale civile, Gran corte criminale, Gran corte speciale per la parte giudiziaria; Intendenza di Basilicata, Consiglio d’Intendenza, Consiglio generale degli Ospizi, uffici finanziari e altri uffici amministrativi.
Negli anni del secondo dopoguerra pervennero all’Istituto i primi versamenti degli archivi notarili, dei tre tribunali della provincia, della Prefettura di Potenza e delle sottoprefetture della sua provincia, l’archivio di Melfi dei principi Doria Pamphili e i registri del catasto provvisorio.
Successivamente a questa fase il patrimonio documentario si è incrementato con l’acquisizione di altre carte della Prefettura, degli archivi notarili distrettuali, di alcuni enti pubblici soppressi con i d.p.r. 606 e 607 del 1973, delle liste di leva e dei ruoli matricolari militari, della Questura di Potenza, degli uffici distrettuali delle imposte dirette di Lagonegro e Lauria, del Provveditorato alle opere pubbliche di Basilicata, del Tribunale e della Procura di Melfi, di carte contabili recenti dell’azienda Doria Pamphili, degli archivi privati della famiglia Mandarini, di Tommaso Pedio, Cascini e Cutinelli Rendina.
Attualmente il materiale archivistico conservato ammonta a più di 100.000 pezzi tra buste, volumi e registri, tra i quali 1065 pergamene, circa 3.000 tra mappe e disegni, 107 sigilli e 123 incisioni, oltre a 20.000 tra libri e periodici, per un totale di circa 10 km lineari.
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