Uffizi, doppia inaugurazione con le nuove sale dei maestri fiamminghi e marmi.
Dopo 200 anni ‘risorge’ e torna visibile a tutti, ricostruito nella sua forma originale, uno dei più celebri spazi della Galleria degli Uffizi dedicati all’antichità classica: il Gabinetto dei marmi, contenente una selezione delle più importanti sculture romane della collezione medicea e reso unico dalla serie di rilievi incastonati nelle sue pareti. Il riallestimento attuale vuole restituire il fascino che la sala presentava al momento della sua inaugurazione e la serie dei dodici rilievi che la connotava è stata quindi posizionata nella sua collocazione originale, ricomponendo con precisione il fregio marmoreo che rendeva unico e inconfondibile questo spazio antiquario e museale.
Tra le varie opere esposte figurano capolavori come i due rilievi con le vendite di cuscini e di tele provenienti da una tomba dell’Esquilino di età flavia, la figura di pastore seduto, in origine parte di un ninfeo monumentale di prima età imperiale, o l’accurata riproduzione del tempio di Vesta fiancheggiato dal fico ruminale. Magnetica poi la raffigurazione di Zeus Ammone, divinità sincretistica di età ellenistico romana, che costituiva parte della decorazione scultorea del Foro di Augusto a Roma e che viene ora restituita alla visibilità del pubblico dopo un lungo periodo di permanenza nei depositi. Pareti a parte, il gabinetto dei marmi era, e torna ad essere oggi, un vero e proprio tesoro di antichità, come i nove marmi disposti lungo il perimetro della sala. Si tratta di opere che, per lungo tempo, hanno costituito parte integrante dell’allestimento storico di questo ambiente, come lo splendido torso in basalto verde dello Wadi Hammamat, forse la migliore replica del Doriforo di Policleto giunta fino ad oggi, o lo Spinario, una delle sette copie note di questo singolare tipo scultoreo tardo ellenistico, la cui più celebre replica è oggi conservata ai Musei Capitolini, a Roma.
Lo spazio accoglie inoltre alcune sculture da molto tempo non esposte: tra queste la statuetta raffigurante Menandro seduto, una delle sole tre copie note di questo modello iconografico elaborato ad Atene nel III secolo a.C. e il gruppo di Ermafrodito e Pan, vivace composizione di epoca proto imperiale probabilmente creata per la decorazione di un giardino.
Aprono al pubblico anche le nuove sale dedicate alla pittura fiamminga e tedesca del Quattro e Cinquecento, con capolavori di Albrecht Dürer, Cranach, Hans Memling, Nicolas Froment e Rogier Van Der Wyeden.
Si tratta della sequenza di tre ambienti (impreziositi da soffitti decorati con affreschi di fine Cinquecento), collocati nel primo corridoio del secondo piano fra la Tribuna del Buontalenti e il Gabinetto delle Miniature. Interamente riallestiti, accolgono ora una selezione di 31 dipinti di scuola nordeuropea. Questo nucleo pittorico, tra i più importanti d’Europa, fu riunito nelle sale di levante nei primi decenni dello scorso secolo da Roberto Salvini, direttore degli Uffizi nel secondo dopoguerra, cui spetta il merito di averlo posto in dialogo con i maestri della scuola italiana, rendendo evidenti suggestioni e reciproche influenze secondo un approccio che allora venne definito “internazionalista” e che ora si direbbe “globale” alla storia dell’arte. L'allestimento odierno intende riproporre tale connessione e illustrare le modalità espressive della cultura rinascimentale nell'Europa del nord, Fiandre, Olanda, Germania, a confronto con le opere del Quattrocento fiorentino.