Il sito di Locri Epizephiri, messo in luce dagli scavi di Paolo Orsi e ancora indagato solo parzialmente, rappresenta uno dei parchi archeologici più interessanti della Magna Grecia. La città, infatti fu fondata alla fine dell’VIII sec. a.C. da coloni provenienti dalle regioni greche della Locride Opunzia ed Ozolia. Diede i natali alla poetessa Nosside e al leggendario legislatore Zaleuco e strinse contatti con Siracusa divenendo un centro così fiorente da fondare a sua volta le subcolonie di Medma (Rosarno) e Hipponion (Vibo Valentia).
Accanto all’abitato a maglie regolari (oggi identificato come Centocamere), di estrema importanza è il Tempio ionico di Marasà, il Thesmoforion, santuario dedicato a Demetra e, verso le colline, le rovine del tempio Marafioti, il Teatro e il Santuario di Zeus che ha restituito decine di placche bronzee con iscrizioni. In altura, presso le mura, si trova il Santuario della Mannella, da dove provengono innumerevoli oggetti votivi e i Pinakes, tavolette votive legate al culto di Persefone, che danno importanti indicazioni sullo stile di vita condotto nella città. Questi reperti, assieme a numerosissimi altri, sono conservati nel Museo Nazionale che si trova all’ingresso dell’area archeologica.
Grande importanza riveste anche il cosiddetto Casino Macrì, edificio ottocentesco costruito inglobando una grande costruzione termale di epoca romana ben conservata anche al suo interno. Il complesso si appoggia sopra l’impianto urbano di età greca, rimesso in luce in tutta l’area circostante. A poca distanza sono emersi anche edifici e reperti di epoca imperiale, che superano l’obsoleta affermazione che la città di Locri avesse perso importanza e ricchezza dopo l’invasione romana.
Si consiglia di verificare la corrispondenza degli orari di apertura contattando direttamente la struttura.